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Il limite come ricchezza.

Un ponte tra aziende e studentesse e studenti con disabilità altamente qualificati.

Generali partecipa al programma myAbility Talent, che mette in comunicazione studenti e studentesse con disabilità altamente qualificati e aziende. David ha completato il programma e ora svolge uno stage presso di noi.

«L’idea di myAbility mi ha proprio convinto»

La partecipazione di Generali al programma myAbility Talent avviene nell’ambito della strategia «Diversity, Equity & Inclusion». Nell’intervista David racconta la sua esperienza con il programma e parla del suo stage presso Generali.

 

David, cosa ti ha spinto a candidarti a myAbility?

David: L’idea di myAbility mi ha proprio convinto. Soprattutto la combinazione del coaching individuale per la candidatura con la possibilità di essere messi in comunicazione con numerose aziende durante il matching day. Nei colloqui con i recruiter ho potuto immediatamente applicare i consigli e suggerimenti forniti nel coaching.

Per i colloqui andati a buon fine è stato concordato un job shadowing, che rappresenta un’ottima opportunità di conoscere l’azienda, la sua cultura e il team e di dare uno sguardo alle mansioni.

 

Tra tutte le aziende, perché hai scelto Generali?

David: Nella speed interview c’è stata intesa con le intervistatrici. Di conseguenza ho potuto partecipare al cosiddetto shadowing day, che è stato molto utile per farmi un’idea più precisa dell’azienda e del team. Ho apprezzato in particolare la cordialità e apertura dei membri del team, la cultura positiva del team e lo stile dirigenziale. È per questo che ho scelto Generali.

 

Il team mi ha accolto in maniera molto aperta e calorosa e mi ha dedicato tempo quando c’erano cose da spiegare. Ormai direi che sono veramente diventato parte del team e della famiglia Generali.

Dopo lo shadowing hai iniziato uno stage da Generali. Come va?

David: Sono contentissimo di aver colto quest’opportunità, perché ho imparato molto sia dal punto di vista tecnico che umano. Il team mi ha accolto in maniera molto aperta e calorosa e mi ha dedicato tempo quando c’erano cose da spiegare. Ormai direi che sono veramente diventato parte del team e della famiglia Generali.

 

Quali aspetti contano per l’integrazione sul lavoro di persone con disabilità?

David: Ci sono vari piani di uguale importanza: l’individuo, il team e lo stile dirigenziale. Il mindset e l’autopercezione sono decisivi. L’importante è non concentrarsi sui propri limiti, ma sulla ricchezza che si apporta. Io, ad esempio, mi considero molto distante dall’ipotetica persona media. Per me un’ulteriore suddivisione non è rilevante.

Sul piano del team è sicuramente fondamentale che ognuno si senta tutelato e che la comunicazione sia aperta e trasparente. Se nel team c’è una buona coesione, l’integrazione risulta molto più facile. Le colleghe e i colleghi dovrebbero mostrare una certa comprensione. Così non ci si deve sentire in colpa se non si è altamente performanti.

Lo stile dirigenziale dovrebbe essere aperto e incentivante. Così, in caso di problemi si avrà il coraggio di rivolgersi al dirigente o alla dirigente. Se queste condizioni sono soddisfatte non dovrebbero esserci ostacoli a una proficua collaborazione, a prescindere dal sussistere o meno di una disabilità.

 

L’importante è non concentrarsi sui propri limiti, ma sulla ricchezza che si apporta.

Cosa consiglieresti ai partecipanti di myAbility di quest’anno?

David: Affrontate il coaching individuale con passione e curiosità. Siate aperti e non fissatevi fin dall’inizio su un’azienda in particolare. Esplorate più aziende possibili. Non appena si delinea l’opportunità di uno stage o di un posto da studente lavoratore, coglietela. In questo modo potrete farvi un’idea molto più precisa.

Promuoviamo diversità e parità di diritti.